CRESCITA, DECLINO E DISPARITÀ REGIONALI. Una call della rivista Economia e Società Regionale

CRESCITA, DECLINO E DISPARITÀ REGIONALI

economia e società regionale – sezione monografica del n. XLIII(1) 2025 coordinata da Maurizio Brotini (Ires Toscana), Sandra Burchi (Ires Toscana) e Giancarlo Corò (Università Ca’ Foscari di Venezia)

Nonostante il forte indirizzo programmatico e gli ingenti investimenti previsti dal PNRR, gli effetti prodotti dall’utilizzazione dei fondi UE sulla coesione territoriale riferita alle Regioni d’Europa non solo non hanno ridotto i divari territoriali tra Nord e Sud e tra centri e periferie, ma hanno mostrato l’esistenza di nuove disparità. Se si guarda all’Italia, Paese la cui situazione è caratterizzata da una bassa crescita strutturale e perdurante, intervallata anche da episodi di crisi, i dati sui territori regionali mostrano delle novità significative che  obbligano a guardare in maniera diversa le disparità tra le aree geografiche. Se i dati confermano che il Mezzogiorno d’Italia ( Calabria, Sicilia, Campania e Puglia) è diventato il Sud dell’intera Europa, attestandosi agli ultimi posti assoluti della graduatoria, attestano altresì che la Toscana, al 2000 in 51a posizione, al 2021 tracolla alla 99a, perdendo ben 48 posizioni: l’arretramento peggiore dopo quello dell’Umbria che di posizioni ne perde ben 62, passando dalla 75a alla 137a posizione. Anche le aree del Nord, normalmente assestate su standard europei, mostrano un generale arretramento: la Lombardia passa dalla 20a alla 34a posizione perdendo dunque 14 posizioni, l’Emilia-Romagna che dalla 29a posizione passa alla 53a, perdendone 24 (dati Eurostat). Nella situazione condivisa, non tutte le realtà regionali arretrano alla stessa maniera ma, tralasciando alcuni territori a statuto speciale (Trento, Bolzano, Valle d’Aosta), il quadro generale rende evidente il bisogno di studiare il declino delle regioni italiane relativamente alle altre regioni UE come fenomeno che non riguarda più solo il Mezzogiorno, ma che, sia pure in misura diversa, è oramai generalizzato anche alle aree del Centro-Nord del Paese.

Questa situazione apre ad alcune domande: la prima di tipo preliminare riguarda il sistema di rilevazione e la costruzione di indicatori attraverso cui leggere lo sviluppo regionale. Gli indicatori che si possono prendere in esame sono molteplici e non sono univoci. Sia sul fronte economico sia sul fronte sociale. Una riflessione critica su questo punto può fornire alla comunità scientifica un ulteriore strumento per leggere il modo in cui le istituzioni europee, nazionali e regionali rappresentano problemi e prospettive di sviluppo. La seconda è se, pur in un quadro generale di arretramento, esista un’eterogeneità nei processi di sviluppo delle regioni italiane tale da fornire informazioni utili sui modelli ai quali guardare con maggiore interesse, al di là dei vecchi schemi Nord-Sud, Terza Italia, NEC, ecc. La terza questione, se esista un margine reale di politica regionale per superare la “trappola dello sviluppo” nella quale sembrano catturati diversi territori italiani, innescando meccanismi di rincorsa tra declino economico, malcontento sociale e populismo.

Si tratta di capire quanto il fenomeno sia spiegato da vincoli macro-economici dell’Italia (il costo del debito pesa evidentemente sulla politica fiscale e sulla possibilità di produrre beni pubblici), da problemi di natura istituzionale che attraversano gran parte del Paese (l’inefficienza della PA, la lentezza della giustizia, l’inefficacia degli assetti territoriali, la selezione avversa nel sistema politico, …), o dalla minore capacità del  capitalismo italiano di intraprendere innovazioni sistemiche e cambiamenti strutturali (dimensioni delle imprese, proiezione multinazionale, transizione green&tech, modelli di governance, …) che le sfide attuali impongono a un’economia matura.

La Call invita a proporre contributi che prendano in esame le contraddizioni dello “sviluppo regionale” e scenari possibili per la ridefinizione degli aspetti istituzionali come delle dimensioni economiche e sociali che concorrono al quadro di declino attuale, ponendo attenzione ai temi seguenti:

  • governance, politiche pubbliche regionali e territoriali, programmazione europea;
  • globalizzazione, catene del valore e sistemi produttivi locali;
  • metodi di analisi territoriale e econometria spaziale;
  • lavoro, welfare, servizi alla persona e politiche sociali;
  • benessere, sostenibilità e sviluppo locale;
  • sviluppo e imprenditorialità locale;
  • innovazione, creatività e sviluppo locale.

Anche altre declinazioni, proposte dai/lle partecipanti in risposta alla Call, verranno prese in considerazione purché attinenti alla tematica generale indicata.

Call for proposals

n. XLIII (1) 2025
Data di lancio della call: 16/08/2024
Deadline per la sottomissione delle proposte: 20/09/2024
La lista delle proposte selezionate sarà pubblicata entro il: 30/09/2024
In caso di accettazione, il paper definitivo dovrà essere consegnato entro il: 30/11/2024

Scarica il testo completo della call in .pdf

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